Marchi di qualità alimentare: orientarsi fra gli acronimi
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L’Italia è un paese di eccellenze gastronomiche e agroalimentari, certificate secondo i marchi di eccellenza di livello europeo. Ma cosa significano esattamente le varie sigle come DOC, DOP, IGP, STG? E quali sono le differenze? Facciamo immediatamente chiarezza.
I marchi di qualità nel settore agroalimentare
Con l’avvento di un mercato globalizzato e l’anarchia dovuta alla repentina rottura degli argini doganali, le varie comunità locali hanno sentito la necessità di riaffermare l’origine e la tradizione dei loro prodotti culinari, per distinguerle dalle varie imitazioni diffusesi nel frattempo ai danni dei prodotti originali.
L’esempio classico è quello tra il Parmigiano e il Parmigo. Due formaggi che nulla hanno in comune ma sono stati venduti per lungo tempo come identici in più piazze estere, a tutto danno dei produttori italiani. L’Unione Europea ha deciso così di creare dei marchi di qualità volti a sancire ciò che è originale da ciò che è imitazione.
Come ottenere un marchio di qualità
L’iter per ottenere la facoltà di vendere i propri prodotti con i marchi di qualità è piuttosto complesso e rigidamente normato. La pratica relativa alla richiesta va inoltrata al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, l’unico ente autorizzato dalla Comunità europea a concedere i marchi di qualità.
Come è facile intuire è necessario corredare la domanda con un quantitativo di documentazione piuttosto consistente e volto a testimoniare l’effettiva esistenza di una lunga tradizione locale e a descrivere tutte le caratteristiche relative all’origine e al metodo di produzione.
Uno dei primissimi passaggi prevede il costituirsi in consorzio o in associazione dei produttori dei vari interessati (infatti, quasi mai è una singola etichetta a inoltrare la richiesta). La fase successiva prevede controlli periodici sia prima che dopo la concessione del marchio.
Tipi di Marchi esistenti
Non è facile orientarsi fra i vari marchi di qualità esistenti perché, nel frattempo, le sigle si sono moltiplicate e stratificate attorno a concetti simili per il senso comune ma diversi per la normativa. Ad esempio, nel linguaggio quotidiano usiamo come sinonimi le parole tipico e tradizionale ma questi due termini indicano cose diverse nel vocabolario dei marchi di qualità:
- Tipico: indica la zona di produzione e, quindi, un prodotto tipico può anche non avere una lunga storia alle sue spalle;
- Tradizionale: indica invece l’esistenza di una tradizione storica lunga almeno 25 anni e certificata da una moltitudine di fonti autentiche.
DOP – denominazione di origine protetta
È un marchio che certifica la provenienza di un dato prodotto realizzato seguendo un rigido disciplinare di produzione. Ad esempio, si può prevedere il divieto di conservanti, stabilire temperature di stagionatura, proporzioni fra gli ingredienti, ecc.
DOC – denominazione di origine controllata
Il marchio DOC è uno dei primi marchi creati, oggi quest’etichetta è stata riassorbita nella dicitura DOP e viene usata solo per sottolineare ragioni storiche. Il DOC certifica la zona di produzione e nacque per distinguere i vari vitigni.
DOCG – denominazione di origine controllata e garantita
Questa denominazione è riservata a prodotti di tradizione almeno decennale e in grado di soddisfare controlli qualitativi serratissimi e frequenti. Tecnicamente il marchio DOCG è concesso solo a prodotti di pregio e di qualità superiore.
IGP – indicazione geografica protetta
È un marchio meno rigido perché prevede che un prodotto sia realizzato in una data zona e/o con determinati ingredienti e/o con prodotti locali. Le maglie larghe dell’IGP stanno proprio in quel e/o perché tecnicamente un prodotto IGP può essere prodotto con ingredienti provenienti dall’estero ma lavorati in loco.
IGT – indicazione geografica tipica
È un marchio ormai ricompreso nell’IGP, indicava la zona di provenienza dell’ingrediente principale come un particolare vitigno per un certo vino.
STG – specialità tradizionale garantita
È un marchio che regolamenta uno specifico metodo di produzione che può essere eseguito a prescindere dal luogo. In Italia la mozzarella e la pizza napoletana sono gli unici ad aver ottenuto questo marchio. Ciò significa che una pizzeria in America, osservando il disciplinare di produzione, può apporre il marchio STG.
PAT – prodotto agroalimentare tradizionale
A differenza dello STG il PAT può essere usato solo ed esclusivamente in Italia, è un marchio creato a tutela delle varietà regionali e che riguarda prodotti di nicchia. Infatti, sono le Regioni a concedere l’uso del marchio e uno dei vincoli da rispettare è una tradizione normata lunga almeno un quarto di secolo.
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